Mi chiamo Federica Santucci, sono una Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale CTA EATA e Terapeuta EMDR, e svolgo la mia professione a Forte dei Marmi. Tra i percorsi che propongo, uno dei più delicati ma anche più essenziali riguarda l’elaborazione del lutto. La perdita di una persona cara è un’esperienza che ci mette in contatto con la fragilità della nostra esistenza e con emozioni molto intense e spesso difficili da gestire. In questo articolo desidero offrire alcune riflessioni su cosa sia il lutto, su come mai alcuni faticano a “superarlo”, su quanto tempo possa essere necessario per ritrovare una nuova normalità e su come la psicoterapia possa concretamente aiutare chi si sente bloccato in un dolore che sembra insormontabile.
Cos’è un lutto?
Il lutto è un processo interiore di reazione alla perdita di qualcosa o di qualcuno che ha avuto grande importanza nella nostra vita. In termini più psicologici, rappresenta l’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti che emergono quando una persona cara ci lascia, ma non si limita soltanto alla morte di un familiare. La perdita può riguardare un amico, un animale domestico, o anche aspetti della nostra esistenza come il lavoro, la fine di un rapporto significativo, un cambiamento radicale. In questo senso, si può parlare di lutto ogni volta che subiamo un cambiamento irreversibile, che tocca in profondità la nostra identità e la nostra stabilità.
Il lutto si caratterizza per un’intensa reazione emotiva, spesso di dolore, tristezza, senso di vuoto. Non è un semplice evento che si “dimentica”: è un percorso, un processo che richiede tempo e risorse per trovare un nuovo equilibrio. Nel mio lavoro a Forte dei Marmi, capita di incontrare persone che, in conseguenza di un lutto, hanno sviluppato difficoltà a gestire le normali attività quotidiane o hanno sperimentato un calo dell’umore prolungato.
Per questo, se il dolore risulta paralizzante, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di un percorso di psicoterapia individuale, che favorisca un’elaborazione più armonica del lutto, rispettando i tempi soggettivi ma offrendo sostegno e strumenti specifici di comprensione.
Cosa fare se non si riesce a superare un lutto?
È importante, innanzitutto, normalizzare il sentimento di dolore: non esiste un “dovere” di superarlo in breve tempo. Ciononostante, può accadere che ci si percepisca intrappolati in una sofferenza perpetua, come se la vita fosse “sospesa” al momento della perdita. Alcuni sperimentano un senso di colpa o di inutilità, altri hanno la sensazione di tradire la persona scomparsa se tentano di riprendere i ritmi quotidiani. In questi casi, “non superare” un lutto potrebbe significare che il processo di elaborazione si è bloccato in una fase particolare.
Se ci si sente soli e travolti dal dolore, può essere davvero utile condividere la sofferenza con amici, familiari o con un gruppo di supporto. Alcune persone trovano conforto parlando con chi ha vissuto una perdita simile. Tuttavia, se il disagio è tale da impedire di condurre una vita regolare (lavoro, relazioni, cura di sé), o se i sintomi di tristezza e angoscia persistono in modo invalidante, essere affiancati da un professionista diventa un percorso opportuno. Nella mia esperienza, un supporto di tipo psicologico, come la Terapia EMDR per adulti, è particolarmente indicato quando il lutto si collega a un trauma o a un senso di colpa irrisolto, offrendo la possibilità di rielaborare i momenti più dolorosi in modo sicuro e supportato.
Quanto tempo ci vuole per riprendersi da un lutto?
Non esiste una tempistica universale. Ci sono studi e ricerche che indicano, come media, un periodo da sei mesi a un anno per consentire al dolore più acuto di attenuarsi. Ma la durata può variare sensibilmente in base a fattori come il tipo di relazione con la persona scomparsa, le circostanze della perdita (improvvisa o dopo una malattia prolungata), il supporto sociale a disposizione, la struttura di personalità di chi vive il lutto. C’è chi riesce a reinvestire le proprie energie dopo poche settimane, e chi, invece, si sente stordito e sradicato per molto più tempo.
È importante non trasformare la durata in una “gara”: ogni individuo ha i propri tempi. Se, però, la sensazione di smarrimento e disperazione non accenna a migliorare col passare dei mesi, o se si inizia a pensare di non avere futuro, potrebbe essere il segnale di un “lutto complicato”, cioè una condizione che richiede un intervento di sostegno specifico, ad esempio un percorso di psicoterapia mirato.
Come si cambia dopo un lutto?
Un lutto non si “supera” in modo da tornare come prima: nella maggior parte dei casi, si cambia. Spesso si diventa più consapevoli della fragilità della vita, si rivalutano le priorità, si scoprono nuovi valori o dimensioni interiori. In alcuni casi, la perdita può spingere verso una crescita personale, una ridefinizione di obiettivi e relazioni. Non è un processo automatico: alcune persone rimangono bloccate nella rabbia o nella negazione. Altre, grazie a un accompagnamento terapeutico, accettano la sofferenza e trovano un modo di conviverci. Il cambiamento può includere una diversa percezione di sé, talvolta più matura, se si impara a dare un nuovo senso all’esperienza del distacco. Spesso, vedo pazienti che si rendono conto di avere una forza interiore che non immaginavano. D’altro canto, alcuni vivono una vulnerabilità più accentuata, che va rispettata e protetta nel tempo.
Quali sono le 5 fasi di elaborazione del lutto?
Pur non essendo uno schema rigido, il modello di Elisabeth Kübler-Ross descrive cinque fasi attraversate da chi affronta un lutto: la negazione, la rabbia, il patteggiamento, la depressione e l’accettazione. Non sono step lineari né obbligatori, e ognuno può muoversi avanti e indietro tra di essi. In poche parole, si parte spesso dalla sensazione di non credere a quanto successo (negazione), si prova poi frustrazione e rabbia verso se stessi, gli altri o la vita (rabbia), si cercano soluzioni illusorie per “aggiustare” la situazione (patteggiamento), si piomba in un senso di tristezza e vuoto (depressione), e gradualmente si giunge a un’accettazione della perdita, che non significa dimenticare, ma integrarla nella propria storia di vita. È un percorso che può durare mesi o anni e non è detto che tutti lo vivano allo stesso modo. Tuttavia, molte persone riconoscono in questa descrizione un riflesso di ciò che hanno vissuto in periodi di lutto.
Come superare un lutto?
Sia nella pratica clinica, sia secondo la letteratura, superare un lutto implica l’elaborazione dei propri sentimenti di dolore, rabbia, senso di colpa e tristezza. È un tempo di riconciliazione con la realtà che la persona amata non c’è più. Nella mia esperienza, uno dei passi fondamentali è trovare uno spazio in cui potersi esprimere liberamente, senza sentirsi giudicati o forzati a “reagire in fretta”. Può essere uno spazio familiare, un gruppo di auto-aiuto, oppure il setting terapeutico. Condividere la propria sofferenza aiuta a riconoscere che è legittima e che non bisogna vergognarsene.
Inoltre, è essenziale onorare i ricordi positivi e dare un nuovo significato al legame che abbiamo avuto: elaborare non significa cancellare, ma collocare la persona persa in una dimensione di ricordo affettuoso, che non fissa il nostro cuore in una continua sofferenza, bensì ci accompagna in modo più lieve, come un’eredità affettiva. Chi prova un senso di colpa o di incompletezza a causa di parole non dette o di conflitti rimasti aperti trova nella psicoterapia un contesto protetto in cui rielaborare quei nodi, a volte lavorando anche con l’ausilio di strategie come l’immaginazione guidata o la scrittura espressiva.
Quali consigli per superare un lutto?
Nel mio lavoro, ho verificato quanto sia utile darsi il permesso di soffrire, evitando la trappola “Devo essere forte a tutti i costi”. Accogliere il dolore è parte di un processo salutare, non un segno di debolezza. È altrettanto importante mantenere un minimo di routine quotidiana che ci tenga ancorati alla vita, dalle pratiche di cura di sé a momenti di attività fisica leggera, passando per contatti sociali con persone comprensive. Ogni tanto raccomando di cercare, nelle piccole cose, un barlume di normalità, senza costringersi a essere “allegri” a tutti i costi, ma neppure isolandosi completamente. Se emergono difficoltà a dormire o a gestire l’ansia, è bene non esitare a chiedere un consulto, anche breve, a un professionista.
Superare un lutto è un cammino che può portare a una nuova maturità emotiva, purché si abbia la pazienza di attraversare le emozioni e la volontà di rivolgersi a chi può offrire comprensione e supporto. Alcuni pazienti trovano particolarmente efficace lavorare con la Terapia EMDR per adulti, se la perdita ha caratteristiche traumatiche (come un incidente improvviso), aiutando a ridurre l’intensità dell’impatto emotivo.
Come un supporto psicologico può essere utile a superare un lutto?
Il supporto psicologico offre uno spazio protetto, competente e non giudicante, dove esprimere dolore, tristezza, rabbia e senso di colpa. In un percorso di psicoterapia, si esplora la relazione con la persona scomparsa, si analizza l’impatto della perdita sul presente e si identificano eventuali ostacoli alla guarigione emotiva. A volte, capita di dover affrontare problemi derivanti dalla mancata elaborazione di lutti precedenti, o di dover disinnescare credenze limitanti come “Se smetto di soffrire, significa che non tenevo abbastanza a lui/lei”. Parte del lavoro terapeutico consiste nel riconoscere che la vita continua e che rielaborare il dolore non è tradire il ricordo della persona amata.
A Forte dei Marmi, nel mio studio, propongo percorsi di psicoterapia per bambini e adolescenti quando la perdita colpisce i più giovani, perché il lutto infantile è spesso trascurato o sottovalutato dagli adulti. I piccoli, però, vivono emozioni molto intense, e hanno bisogno di un sostegno specifico che li aiuti a capire e a dare un senso alla scomparsa di una figura di riferimento.
In conclusione, possiamo dire che il lutto è un percorso complesso che non ha scorciatoie, ma che, se affrontato con coraggio e con le giuste risorse, può diventare un’occasione di crescita personale. Il dolore non sparisce magicamente, ma si trasforma in ricordo, in riconoscimento di ciò che di prezioso abbiamo ricevuto dal legame spezzato e in un graduale ritorno alla vita, a una nuova normalità che include la memoria della persona perduta.
Se senti che il tuo percorso di elaborazione del lutto è bloccato, se temi di non riuscire a trovare una via d’uscita dal dolore, contattami per un primo colloquio. Nel mio studio a Forte dei Marmi, possiamo esplorare insieme le modalità più adatte per riconnetterti alla vita, affrontando la perdita in modo costruttivo e concedendoti l’opportunità di ripartire con maggiore consapevolezza e serenità.