Mi chiamo Federica Santucci e svolgo la mia professione di Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale CTA EATA a Forte dei Marmi. Nel mio lavoro, creare uno spazio di ascolto professionale è il primo passo per stabilire una relazione di fiducia e aiutare chi mi contatta a intraprendere un percorso di crescita personale e miglioramento psico-emotivo. Ho scelto di mettere al centro della mia attività la persona nella sua totalità, offrendo un ambiente accogliente, privo di giudizio e rispettoso dei ritmi individuali. Nel corso degli anni, mi sono resa conto di quanto sia importante che chi arriva nel mio studio si senta compreso e ascoltato, soprattutto nei momenti di particolare fragilità.
Quando parlo di uno spazio di ascolto professionale, mi riferisco a un luogo (fisico, ma anche emotivo) in cui il paziente possa percepire sicurezza e protezione, individuando nel terapeuta una figura di riferimento solida. Da Terapeuta EMDR e Psicoterapeuta Analista Transazionale, ho studiato a fondo diverse tecniche e metodologie affinché l’ascolto possa davvero far emergere le problematiche nascoste dietro i sintomi o il disagio riportato dal paziente. Un ascolto di questo tipo non si limita ai contenuti verbali ma cerca di cogliere anche i silenzi, le emozioni sottese, i segnali corporei e tutto ciò che accompagna la comunicazione verbale.
Ogni individuo ha una storia unica, porta con sé esperienze familiari, relazionali e culturali che ne determinano il modo di vedere il mondo. Ecco perché chi sono e il mio modo di lavorare si focalizzano sull’adattare l’ascolto sulle esigenze specifiche di ciascuna persona. Se il paziente è un bambino o un adolescente, per esempio, utilizzo un approccio più ludico e visivo, in grado di entrare in risonanza con il suo mondo interiore. Quando, invece, il paziente è adulto, posso integrare principi di psicoterapia individuale centrati sulla risoluzione di conflitti interni, ansia o depressione. In entrambi i casi, e in molte altre situazioni, la priorità resta sempre creare un contesto di ascolto(sicuro e accogliente) in cui la persona possa esprimersi liberamente.
Che cos’è uno spazio di ascolto professionale?
Quando parlo di spazio di ascolto professionale, non intendo semplicemente la stanza in cui si svolge la seduta. L’aspetto ambientale è certamente importante, perché una poltrona comoda, una luce calda e un ambiente ordinato contribuiscono a favorire il senso di tranquillità. Tuttavia, lo spazio di cui parlo è soprattutto relazionale. È un ambiente costruito su regole chiare, come la riservatezza e il rispetto dei bisogni del paziente. È l’atmosfera che do vita a ogni volta che accolgo una persona: un mix di empatia, attenzione e tecniche di ascolto attivo che consentono di far emergere anche ciò che è difficile da esprimere a parole.
Nel mio studio a Forte dei Marmi, ho imparato che offrire uno spazio di ascolto professionale significa in primo luogo dedicare tempo di qualità. Il paziente deve sentire di poter parlare liberamente, senza timore di essere giudicato o interrotto. L’ascolto professionale implica la capacità di rallentare, di prestare attenzione a ogni segnale che la persona sta inviando, anche se a volte sembra poco significativo. Spesso, dettagli apparentemente marginali si rivelano fondamentali per comprendere la natura del problema e delineare un percorso terapeutico adeguato. Questo vale sia con gli adulti, sia nel caso di psicoterapia con i bambini o di interventi con gli adolescenti.
Come si accoglie il paziente?
Per accogliere il paziente in modo professionale e rispettoso, credo che sia essenziale mostrare fin dai primi istanti una genuina attenzione per la sua esperienza. Nella mia pratica, l’accoglienza non si riduce a un semplice saluto formale. Si tratta di una fase cruciale, in cui si pongono le basi del rapporto di fiducia che si andrà a costruire nel tempo. Mi piace spiegare al paziente che nel mio studio tutto ciò che dirà è protetto dalla riservatezza, e sottolineare che non esiste giudizio, ma soltanto la volontà di comprendere e supportare. È un messaggio che cerco di trasmettere con le parole, con il tono della voce e con il linguaggio corporeo, perché ogni canale di comunicazione coopera per creare l’atmosfera giusta.
Spesso le persone che arrivano per la prima volta sono cariche di aspettative o timori, magari hanno già avuto esperienze non soddisfacenti in passato o non hanno ben in mente come funzionino i colloqui psicologici. Ecco perché, accogliendole, dedico alcuni minuti a spiegare il mio metodo di lavoro e a illustrare le diverse possibili fasi del percorso. In questo modo, cerco di far comprendere che la relazione terapeutica è un rapporto di collaborazione e che, insieme, esploreremo sensazioni, emozioni e pensieri allo scopo di individuare soluzioni al disagio riportato.
Come creare un ascolto attivo?
L’ascolto attivo è uno dei capisaldi del mio lavoro psicoterapeutico. È un modo di ascoltare nel quale non si è semplicemente “presenti”, ma si partecipa in modo empatico e attento, cercando di comprendere la prospettiva dell’altra persona senza sovrapporvi le proprie convinzioni. Per me, l’ascolto attivo si basa su una serie di competenze che si possono coltivare con pazienza e dedizione. Ad esempio, porre domande aperte, che offrano al paziente la possibilità di articolare i suoi pensieri, è una strategia importante. Allo stesso tempo, cerco di rimandare segnali di comprensione, parafrasando quanto riferito o restituendo al paziente il mio punto di vista riguardo a quello che ho percepito. Tutto questo contribuisce a instaurare un clima di fiducia, in cui il paziente può gradualmente raccontarsi.
Nel mio studio, adotto un atteggiamento non invasivo ma costantemente vigile, in modo da cogliere sfumature e significati che potrebbero altrimenti sfuggire. L’ascolto attivo è particolarmente utile, per esempio, nella terapia di coppia, quando si rende necessario armonizzare punti di vista differenti e aiutare entrambi i partner a sentirsi realmente ascoltati. La capacità di sospendere il giudizio e di mettersi nei panni dell’altro è determinante per creare quel filo conduttore indispensabile a una terapia di successo. In questo senso, l’ascolto attivo è un vero e proprio strumento terapeutico, un veicolo che permette di avvicinarsi all’essenza del disagio.
Come valutare e comprendere il problema?
Nel mio lavoro, la valutazione accurata del problema è un passaggio essenziale, perché mi consente di costruire insieme al paziente un progetto di intervento personalizzato. Valutare e comprendere il problema significa, per prima cosa, distinguere tra i sintomi e le cause profonde del disagio. Spesso si arriva in terapia con disturbi di varia natura, come l’ansia, la depressione, i disturbi psicosomatici o le difficoltà relazionali. Tuttavia, raramente questi sintomi esistono in isolamento: di solito sono la manifestazione di dinamiche interne, conflitti inconsci o convinzioni limitanti. Il mio compito consiste nell’aiutare la persona a fare luce su tali aspetti, esplorando la sua storia di vita e il modo in cui ha appreso a relazionarsi con sé e con gli altri. A volte, l’uso di strumenti specifici come la Terapia EMDR è fondamentale per elaborare eventuali traumi o vissuti dolorosi che hanno un impatto sulle difficoltà presenti.
In questa fase, creare un buon clima di fiducia e offrire uno spazio di ascolto professionale sono elementi chiave, perché consentono al paziente di sentirsi supportato mentre cerca di ricostruire eventi o memorie emotive che potrebbero risultare dolorose. Nel mio studio di Forte dei Marmi, ci prendiamo il tempo che serve: non esiste una valutazione “frettolosa” ma, al contrario, un processo esplorativo in cui il paziente è pienamente coinvolto nella definizione delle questioni centrali. Questo implica imparare a riconoscere i segnali corporei, le emozioni inattese che affiorano durante il racconto e le sfumature del linguaggio, elementi a volte decisivi per inquadrare correttamente la situazione.
Come aiutare il paziente a chiarire il proprio problema?
Spesso, quando ci si sente travolti da una crisi esistenziale o da un problema concreto, manca la chiarezza necessaria per analizzare la situazione con lucidità. Il ruolo dello psicologo, secondo il mio punto di vista, diventa quello di accompagnare il paziente in un percorso che restituisca ordine al caos interiore, aiutandolo a identificare i punti fermi. Non è raro che dietro la confusione si nascondano convinzioni ereditate o interpretazioni errate della realtà, che continuano a generare dubbi e paure. L’ascolto attivo è nuovamente determinante in questo processo, perché mi permette di restituire al paziente quanto ho compreso, creando una sorta di “specchio” in cui si riflette e può rivedere più chiaramente i propri pensieri.
In alcuni casi, utilizzo esercizi di visualizzazione o role-playing che aiutano la persona a esplicitare meglio gli elementi del problema e a esplorarlo da prospettive inedite. L’obiettivo non è mai fornire risposte preconfezionate, bensì permettere al paziente di trovare in se stesso gli strumenti per fare luce su ciò che lo turba. Se, ad esempio, ci troviamo di fronte a un disagio adolescenziale, la chiarezza può arrivare anche dal coinvolgimento della famiglia, come avviene in percorsi di consulenza genitoriale. Ogni situazione è unica, ma il nucleo comune rimane l’ascolto empatico e la disponibilità a indagare tematiche profonde senza timore di “toccare” argomenti delicati.
Come si può diventare più consapevoli?
Nel mio approccio, la consapevolezza di sé è un obiettivo centrale. Credo che molti dei problemi che ci affliggono nascano dalla scarsa conoscenza di ciò che davvero desideriamo, dai bisogni emotivi non riconosciuti e dalle contraddizioni interne che non abbiamo mai esplorato. Per guidare il paziente verso una maggiore consapevolezza di sé, lavoro su diversi livelli: cognitivo, emotivo e corporeo. Cerco di coinvolgerlo in un esame delle sue convinzioni di base, dei suoi valori e delle sue esigenze più autentiche, incoraggiandolo a esprimere pensieri e sentimenti senza censure. A volte, infatti, la persona non si concede nemmeno “il permesso di provare” certe emozioni, ritenendole inopportune o “sbagliate”.
La Psicoterapia Analitico Transazionale mi offre una solida cornice per esplorare i cosiddetti copioni di vita, ovvero le trame inconsce che guidano i nostri comportamenti e le nostre scelte. Discuterne apertamente in sessione permette di comprenderne l’origine e di mettere in discussione credenze autodistruttive o limitanti. La Terapia EMDR, inoltre, può essere un valido strumento per elaborare memorie traumatiche che, se lasciate irrisolte, influiscono sul senso di sé e favoriscono reazioni disfunzionali nelle relazioni e nel rapporto con la propria identità. Lavorare sulla consapevolezza di sé serve a restituire al paziente il “potere” di gestire le proprie emozioni, comprendersi meglio e dotarsi di nuove risorse per vivere in modo più appagante e autentico.
Come facilitare la presa di decisioni in autonomia?
Quando si parla di autonomia decisionale, spesso gli ostacoli che incontriamo hanno a che fare con la difficoltà di ascoltare con chiarezza la nostra voce interiore, temendo il giudizio altrui o il rischio di commettere errori. Nel mio lavoro a Forte dei Marmi, incoraggio le persone a esplorare le varie opzioni e a riconoscere le emozioni che le accompagnano, valutando i pro e i contro di ciascuna scelta possibile. È un percorso che presuppone coraggio, ma a cui cerco di contribuire promuovendo un’alleanza terapeutica in cui il paziente si sente libero di sperimentare ipotesi differenti, riflettere sulle proprie priorità e, infine, decidere in base a ciò che realmente vuole.
La decisione autonoma, infatti, non significa calcolare tutto in modo meccanico, ma trovare un equilibrio tra ragione ed emozione. Spesso ciò che blocca le persone è la paura di sbagliare o di assumersi le conseguenze di una scelta sfavorevole. In terapia, aiuto il paziente a riconoscere che ogni decisione porta con sé un potenziale di crescita e un livello variabile di incertezza. Mettendo in luce i pensieri sabotanti e le dinamiche relazionali che frenano la spinta ad agire, la persona impara gradualmente a darsi fiducia. Questo vale in modo particolare in quei casi in cui il paziente si sente “costretto” in relazioni poco appaganti o in contesti lavorativi che non rispecchiano i suoi valori: lavorando su se stesso, trova la forza di affermare i propri desideri e di compiere passi importanti per cambiare la propria vita.
Il valore dell’EMDR e dell’Analisi Transazionale all’interno dello spazio di ascolto professionale
In questo viaggio, l’EMDR offre una tecnica strutturata per elaborare i ricordi dolorosi e i traumi, integrandoli in una visione più realistica e meno angosciante della propria storia. L’Analisi Transazionale, invece, fornisce strumenti per interpretare i copioni di vita e favorire la consapevolezza dei giochi relazionali che ripetiamo inconsapevolmente. Utilizzate insieme, queste metodologie potenziano l’efficacia del percorso psicoterapeutico, offrendo un approccio globale che valorizza la persona e la sua unicità. Lo spazio di ascolto professionale, quindi, diventa un luogo “sicuro” in cui non si procede alla cieca, ma con un quadro teorico e pratico affidabile, capace di accompagnare in modo personalizzato chiunque desideri affrontare situazioni di disagio, rabbia, tristezza o confusione interiore.
Nel contesto di Forte dei Marmi, la combinazione di EMDR e Analisi Transazionale risulta particolarmente preziosa perché mi permette di rispondere alle diverse necessità di chi si rivolge al mio studio: adulti alla ricerca di un percorso di crescita, genitori che desiderano un supporto nell’educazione dei figli, coppie in crisi o bambini e adolescenti alle prese con disagi più o meno evidenti. Indipendentemente dall’età e dalla problematica specifica, lo spazio di ascolto professionale rimane il fulcro di ogni intervento, in cui la relazione terapeutica si nutre di chiarezza, autenticità e rispetto.
L’importanza di un supporto professionale
Nella mia esperienza, ho compreso che il vero motore del cambiamento è la relazione che lo psicologo costruisce con la persona che ha di fronte, e questa relazione poggia su uno spazio di ascolto professionale dove si uniscono competenza, empatia e rispetto profondo dell’unicità di ciascuno. Ho voluto spiegare la rilevanza di un’accoglienza empatica, di un ascolto attivo e strutturato, della valutazione puntuale del problema, della chiarezza rispetto a ciò che si vive, della promozione della consapevolezza di sé e dell’incentivo a prendere decisioni autonome e responsabili. Ogni passaggio, dal primo incontro alla fase conclusiva del percorso, è volto al raggiungimento di un equilibrio personale più stabile e appagante, anche grazie all’uso di Analisi Transazionale e Terapia EMDR.
Se senti il bisogno di avere uno spazio in cui essere ascoltato, compreso e guidato, ti invito a contattarmi. Ricevo nel mio studio vicino Forte dei Marmi in via Antonio Gramsci 34 Cinquale, dove mi occupo di psicoterapia individuale per adulti, supporto alla genitorialità, terapia di coppia, psicoterapia con i bambini e molte altre forme di consulenza psicologica. Insieme, potremo costruire un percorso su misura, destinato a sostenere le tue esigenze personali e a favorire risultati concreti e duraturi. Credo profondamente nell’importanza di creare un luogo dove i pensieri possano essere accolti, le ferite elaborate e le potenzialità ancora inespresse possano emergere. Se desideri iniziare, contattami al numero +39 347 11 41 310 e sarò felice di offrirti un ascolto professionale e dedicato per il tuo benessere psicologico.