Bassa Autostima: Ritrovare Fiducia in Sé Stessi

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Mi chiamo Federica Santucci, sono una Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale CTA EATA, oltre che Terapeuta EMDR, e svolgo la mia professione a Forte dei Marmi. Molte delle persone che incontro hanno un desiderio in comune: recuperare la fiducia in sé stesse, sentire di valere, di avere le risorse per affrontare il futuro e di potersi esprimere senza il timore costante di sbagliare o di essere giudicate. Quando parliamo di “bassa autostima” ci riferiamo a un vissuto interno che può manifestarsi in modi diversi: c’è chi evita tutte le situazioni di sfida perché teme di non essere all’altezza, oppure chi non ha mai un’opinione di sé positiva e vive in una costante sensazione di inadeguatezza. Mi capita spesso di ascoltare persone che si dicono bloccate, quasi “incapaci” anche di riconoscere meriti evidenti, come se la stima di sé fosse un traguardo impossibile. In questo articolo cercherò di spiegare cosa significhi davvero attraversare un periodo (o più di uno) di bassa autostima, quali rischi comporta, come si possa ricostruire la fiducia smarrita e in che modo la psicoterapia possa risultare un alleato prezioso.

 

A cosa porta la mancanza di autostima?

La mancanza di autostima non è solo un pensiero negativo su di sé: spesso ha conseguenze tangibili sulla vita quotidiana e sulle scelte che compiamo. Se una persona vive in un costante dubbio delle proprie capacità, può decidere di non candidarsi per un nuovo lavoro, di non esprimere la sua opinione in un gruppo di amici, oppure di rimanere in una relazione poco soddisfacente perché convinta di non meritare di meglio. Ecco quindi che la bassa autostima può portare all’evitamento di situazioni potenzialmente arricchenti, a un senso molto forte di dipendenza dagli altri e a un malessere che si autoalimenta. Una persona che non si valuta positivamente non sempre riesce a difendere i propri confini, finendo per subire ingiustizie o per annullarsi all’interno di un rapporto. Se la mancanza di autostima è accompagnata da una difficoltà più ampia a gestire lo stress, può essere utile valutare anche un percorso di psicoterapia individuale per adulti, dove approfondire le dinamiche relazionali e il proprio vissuto.

Sul piano emotivo, questa condizione può generare frustrazione, angoscia e perfino sintomi di tipo ansioso o depressivo, poiché sentirsi “poco riusciti” o “di minor valore” comporta una notevole difficoltà nel trovare piacere e soddisfazione nelle esperienze più comuni. La mancanza di autostima non è solo un problema psicologico astratto: esercita un impatto reale sulla capacità di aspirare a una vita più piena e consapevole.

 

Perché si perde l’autostima?

Le ragioni possono essere molteplici. Alcune persone non hanno mai sviluppato una solida autostima, magari perché durante l’infanzia hanno ricevuto critiche eccessive, non si sono sentite incoraggiate dai genitori o dagli insegnanti, o hanno vissuto situazioni di bullismo e di confronto costante in cui sono sempre uscite “perdenti”. Altre persone, invece, pur avendo avuto un buon livello di fiducia in sé, lo vedono crollare in seguito a esperienze spiacevoli, come un licenziamento, un tradimento, un fallimento economico o un problema di salute. A volte tali circostanze generano un senso di colpa immotivato (“Avessi fatto diversamente…”) e una parziale o totale caduta delle certezze di base. Il nostro cervello comincia a etichettarci come “incapaci” o “non meritevoli” e, in mancanza di un aiuto o di una riflessione lucida, questo modo di vederci si rafforza progressivamente.

Quando incontro pazienti che raccontano storie di successi e competenze, ma che tuttavia si percepiscono come nullità, non posso fare a meno di osservare come il contesto o la storia passata abbiano plasmato la loro visione di sé. A volte lavoriamo anche sulla componente di Terapia EMDR per adulti se ci sono traumi o momenti di forte stress pregresso che abbiano scatenato questa perdita di fiducia.

 

Come alzare l’autostima?

Non esiste un metodo infallibile e rapido per aumentare la stima di sé, ma si può lavorare su più fronti. Un primo passo è riconoscere che l’autostima non dipende solo dai successi esterni, bensì dalla percezione interna di valere anche quando non tutto va come sperato. Cominciare a sperimentare piccoli obiettivi realistici può aiutare: se mi pongo traguardi inarrivabili, e puntualmente non li raggiungo, continuo a confermare il pregiudizio di “non valere”. Al contrario, obiettivi modulati sulle mie reali possibilità mi permettono di avere un riscontro concreto e di dimostrare a me stesso che sono in grado di compiere dei passi in avanti. Inoltre, è utile circondarsi di persone che sanno riconoscere i nostri meriti e ci stimolano in modo costruttivo, non di chi alimenta il nostro senso di inadeguatezza.

Non bisogna poi dimenticare che, se la scarsa autostima è connessa a questioni familiari o relazionali, può rivelarsi proficuo un percorso di sostegno alla genitorialità, specie quando l’impronta educativa o i messaggi ricevuti in famiglia hanno contribuito a formare un senso di sé limitante.

 

Cosa danneggia l’autostima?

Un aspetto cruciale è la costante autorivalutazione negativa. Spesso ci mettiamo a confronto con modelli irrealistici, che siano influencer, personaggi di successo o semplicemente colleghi di lavoro percepiti come “perfetti”. Viviamo in un mondo in cui le immagini social e i miti del successo veloce possono farci pensare che, se non eccelliamo in tutto, valiamo poco. Questo atteggiamento peggiora il senso di insicurezza e ci spinge a sottovalutare i nostri passi avanti. Alcune relazioni familiari o lavorative particolarmente critiche e invalidanti danneggiano l’autostima, perché riceviamo costantemente messaggi svalutanti. Infine, la tendenza a rimuginare sugli insuccessi del passato senza mai riconoscere i propri progressi rappresenta una delle abitudini mentali più deleterie: non diamo tempo alla nostra mente di esplorare ciò che invece è andato bene, e continuiamo a nutrire un’immagine di noi come eterni falliti.

 

Come nasce una scarsa autostima?

Ho già accennato alla possibilità di influssi familiari, scolastici o sociali. Tuttavia, desidero ribadire l’importanza di considerare la nostra “voce interna”. Se sin da bambini abbiamo ricevuto messaggi di disapprovazione o negazione, potremmo formare una convinzione: “Sono inferiore agli altri”. Quando questa convinzione è molto radicata, persino i nostri successi vengono percepiti come eccezioni o eventi fortuiti. Lavorare sulle convinzioni profonde è uno degli obiettivi della psicoterapia con i bambini e con gli adolescenti, per evitare che la scarsa autostima si radichi sin dalle prime fasi di vita, influenzando tutto lo sviluppo futuro.

Un evento traumatico in età adulta (licenziamento, tradimento, problema di salute) può far crollare un’autostima già non troppo solida. Diventa allora indispensabile ricostruire, in terapia, quei mattoncini di fiducia che si sono sgretolati.

 

Quali sono i segnali di una scarsa autostima?

C’è chi evita situazioni di sfida per timore di fallire, chi sente un senso costante di insicurezza nelle relazioni e nelle scelte e chi, per non deludere nessuno, non riesce a dire “no”. Altri si autosabotano, rinunciando a progetti ambiziosi. Ancora, qualcuno può diventare perfezionista patologico, convinto che solo la perfezione possa proteggere dal sentirsi “inferiore”. Se vi riconoscete in queste dinamiche, è probabile che ci sia un problema di bassa autostima, da affrontare per evitare che condizioni ogni scelta della vita. A volte, infatti, questo disagio si esprime anche con sintomi psicosomatici e una carenza di benessere globale.

 

Come si cura la bassa autostima?

“Curare” la bassa autostima significa avviare un percorso di consapevolezza e ristrutturazione cognitiva, emotiva e comportamentale. In alcuni casi, i soggetti con scarsa fiducia in sé sviluppano forme di ansia o depressione, per cui è essenziale un intervento psicoterapeutico mirato. Personalmente, come Psicologa e Psicoterapeuta a Forte dei Marmi, utilizzo un approccio che integra l’Analisi Transazionale — per comprendere i copioni e gli stati dell’Io della persona — con l’EMDR, se emergono traumi che hanno contribuito a demolire la stima di sé. La psicoterapia diventa uno spazio sicuro in cui lavorare su convinzioni errate, favorendo una visione più realistica e positiva delle proprie capacità.

Si può intervenire, ad esempio, su ricordi di umiliazioni antiche, su delusioni che hanno segnato particolarmente la persona, e su quella cosiddetta “voce interna” che ripete: “Non sei capace”. Se uno dei problemi che accompagna la bassa autostima è la gestione dello stress o della rabbia, si possono valutare progetti come il Coping Power Program, utile per apprendere strategie di autocontrollo emotivo.

 

Come aumenta la psicoterapia l’autostima?

In psicoterapia, la persona impara anzitutto a riconoscere la differenza tra errori circostanziali e un presunto fallimento totale. Comprende che un insuccesso non definisce il proprio valore umano, e che merita di essere accettata anche quando non eccelle o quando sbaglia. Ciò avviene attraverso esercizi di ristrutturazione cognitiva, di rielaborazione dei vissuti dolorosi e attraverso esperienze emotive correttive, in cui il paziente può sperimentare la fiducia e il rispetto da parte del terapeuta, interiorizzando nuovi punti di vista. Se ci sono traumi significativi, con l’EMDR si attenua la carica emotiva negativa associata a determinati ricordi e si creano “nuove memorie” più sane e funzionali. Quando la persona percepisce di avere strumenti per reggere problemi e conflitti, si rompe il circolo vizioso dell’insicurezza e si guadagna autostima di base.

Nel mio studio a Forte dei Marmi mi capita di lavorare con adulti che, grazie a questi passaggi, iniziano a esporsi di più sul lavoro, a chiedere ciò che meritano, a coltivare relazioni affettive equilibrate e a svincolarsi da rapporti tossici. In sostanza, ritrovano la dignità di esprimere sé stessi senza maschere. È un processo che richiede pazienza e costanza, ma i risultati possono essere profondamente liberatori e duraturi.

Spero che il quadro di questa problematica — la bassa autostima — e i percorsi possibili per affrontarla vi siano più chiari. Se avvertite il bisogno di sostenere la vostra autostima, di riscrivere la storia che vi state raccontando e di liberarvi da auto-imposizioni troppo limitanti, sappiate che un supporto professionale può fare davvero la differenza. Ricordate che non siete condannati a sentirvi “meno” o a dipendere dal giudizio esterno: la psicoterapia offre uno spazio sicuro per costruire nuove fondamenta di fiducia in sé stessi e nel futuro.

Contattatemi per un primo colloquio: insieme valuteremo la strada più adatta per accrescere la vostra autostima e restituirvi il coraggio di prendere in mano la vostra vita, liberi finalmente di sentirvi all’altezza delle sfide e delle gioie che vi aspettano.

Dott.ssa Federica Santucci Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale

Sono una Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Analista Transazionale CTA EATA (Analista Transazionale Diplomato - Associazione Europea per l’Analisi Transazionale ) e Terapeuta EMDR.

Mi occupo di terapia individuale, di coppia e familiare. Tratto difficoltà legate all'età adolescenziale, problematiche affettive e relazionali, problemi di assertività, autostima, comunicazione. Le mie competenze contemplano il trattamento delle nevrosi, dei disturbi di personalità, d'ansia o dell'umore (depressione, disturbo bipolare), la gestione dei conflitti personali e interpersonali, l'ambito delle nuove dipendenze patologiche come quelle legate al gioco d'azzardo e all'uso di sostanze.